Gap è breccia, apertura, divergenza e lacuna e ancora, passo, valico.Per noi è un gruppo di lavoro aperto e molteplice nella composizione e nelle ambizioni.L’idea del gruppo si è sviluppata a partire da una pratica di collaborazioni e di produzioni collettive che caratterizza il nostro lavoro da tempo, unita alla voglia di approfondire questo talento del molteplice e di giocarlo fino in fondo.Abbiamo esteso ad un primo nucleo di persone l’invito a partecipare alla costruzione del gruppo, trovando corrispondenza e anche un irresponsabile entusiasmo, in questa che potremmo chiamare una forma d’azzardo nelle possibilità di concatenamenti di saperi.Sulla carta si devono sempre collocare le impasse, e da lì aprirle sulle possibili linee di fuga. Lo stesso dovrebbe avvenire per una carta di gruppo: mostrare in quale punto del rizoma si formino fenomeni di massificazione, di burocratizzazione, di leadership, di fascistizzazione, ma anche quali linee continuino, magari sotterraneamente, a fare oscuramente rizoma.(G.Deleuze, F.Guattari)

In un certo modo, Gap vuole essere un gruppo costituente dove la teoria e la pratica, i contenuti e il come della loro esposizione, la forma molteplice che li produce, sono il lavoro stesso.Officina, attrezzo e manufatto.Non esiste una lingua madre, ma solo il sopravvento di una lingua dominante in una molteplicità politica. La lingua si stabilisce intorno a una parrocchia, un vescovato, una capitale.I linguaggi specifici dei diversi saperi presenti nel gruppo saranno decentrati,deterritorializzati, messi in tensione tra loro.Il processo vuole smarcare i singoli saperi dalle specificità dei linguaggi, per indagare le possibilità di un pensiero trasversale, approdare ad un’analisi del pensiero divincolato e comunicato dove poter abbandonare le dinamiche date, e con un’ultima acrobazia tentare un incursione nel mondo.Collideranno per Gap le parole di Giorgio Borrelli, Matteo Canevari, Martina Dandolo, Carlo Maiolini, Mauro Milanaccio, Suzie Wong Project, U-inductio.